Dieta ufficialmente sospesa fino al 10 gennaio.
Il 7 capita di giovedì, poi c’è venerdì, il weekend e che facciamo… suvvia.
Dichiaro aperta la campagna di sensibilizzazione per chi al citofono risponde “io”, che poi alla fine siamo sempre tutti io.
Invoco l’accettazione sociale della ricrescita e firmo la petizione contro i puristi del riso basmati (sì, lo faccio papposo. Va bene? Fatevene una ragione).
Mi impegno a non leggere mail e messaggi di lavoro extra orario 8 am – 7 pm (e sono stata generosa).
Continuerò sempre a dire grazie e per favore e mi sforzerò di non notare o biasimare chi non fa altrettanto.
Sottoscrivo la campagna che vede in prima linea i complottisti della fetta biscottata cadere sempre rovesciata dalla parte spalmata.
Cercherò di non provare più invidia per le bionde naturali, ma non prometto nulla.
Smetterò di lamentarmi di non avere il metabolismo veloce (anche se me lo meritavo).
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Farò di tutto per mantenere la mia espressione impassibile quando sul lavoro mi sentirò chiamare signorina o bella signorina e non dottoressa, collega o giornalista.
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Continuerò a chiedere scusa quando commetterò errori, apprezzando chi a sua volta farà altrettanto, senza bisogno di sottolinearlo.
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Non farò domande scomode a chi è in evidente difficoltà temendo gliene vengano fatte.
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Una volta a settimana mangerò in abbondanza qualcosa di veramente stucchevole da giurare di non volerne più nemmeno anche solo sentirne parlare… fino alla settimana dopo.
Continuerò a chiedermi a cosa mi serve una sveglia quando ho tutta questa ansia.
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Accetterò i miei cambi di umore e gli sbalzi ormonali. Tutti e 24, ogni 37 secondi.
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Piangerò quando mi sentirò triste. E piangerò a dirotto, quando mi sentirò molto triste.
Farò le pulizie di casa con costanza. (Qualcuno conosce una collaboratrice domestica di nome Costanza?)
Accoglierò schiaffoni, mazzate e sfortune sfuse con dignità e spirito costruttivo.
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Stirerò. Va bene, stirerò.
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Festeggerò ogni mio compleanno con eccessivo entusiasmo e un pizzico di immotivato sfarzo.
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“No” si può dire e non mi devo sentire in colpa.
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Sì, la verdura si può mangiare. Ma è molto, molto noioso.
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Non darò buca anche nelle serate in cui non avrò voglia di uscire.
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Starò in silenzio tutte le volte che non avrò nulla di utile o intelligente da dire.
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Il dentista, l’oculista e il medico di base sono delle brave persone e non vogliono il mio male.
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Accetterò di essere stanca e mi fermerò quando sentirò di essere troppo arrabbiata per continuare.
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Avrò ancora tantissima paura, ma respirerò e una zampa alla volta mangerò tutti gli elefanti.
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Insomma, alla fine andrà tutto bene.
E se non andrà bene, vuol dire che non è ancora la fine.
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Comunicazione è prima di tutto condivisione.
Con-dividere.Prendere qualcosa, un tutto, un intero e non limitarsi a fruirne in solitaria bensì spartirlo, dividerlo con l’altro.
Credo nella comunicazione, nella condivisione. Nell’arte e nello scambio. Nell’incontro e nel confronto. Nell’ispirazione e nell’estensione delle idee. Nell’arricchimento continuo. Credo nella scrittura, nella musica e nelle parole.
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